Per le classi III, IV E V scuola primaria, progetto Bimed: Tema Mangiafuoco
Una nuova staffetta di scrittura sta iniziando con Bimed, Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
Robella
L’ingegner Geppe, dalla mattina alla sera, progetta umanoidi per una importante agenzia spaziale. I suoi robot vengono mandati nello Spazio accanto agli uomini per aiutarli nelle operazioni più pericolose. L’ingegner Geppe ama molto il suo lavoro, ma lo impegna così tanto che si ritrova a cinquantasette anni senza una famiglia e con il grande desiderio di diventare padre.
Un sogno impossibile?
“Forse no…” pensa una notte. E’ il dieci agosto, San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti. L’ingegnere è ancora seduto alla sua scrivania davanti al computer: sul monitor il modello in tre D di un piccolo androide di nuova generazione. Nelle proporzioni del corpo ricorda un bambino, ma è senza volto, come tutti i robot.
Una luce dalla finestra cattura l’attenzione dell’uomo: è una stella cadente. Una stella, un desiderio. Geppe lo esprime: “Voglio un figlio”.
Quasi mosso da una forza ultraterrena, attiva lo schermo olografico collegato alla stampante in tre D e con le dita delle mani che paiono danzare nel vuoto comanda l’intelligenza artificiale e crea la Vita.
Poi, spossato per il grande sforzo, si accascia sulla poltrona mentre la stampante è all’opera con gran rumore. Dal vetro grigio trasparente Geppe osserva comparire piano piano una graziosa figura di bambina di circa nove anni, dai lineamenti del viso dolci e un nasino a punta, i capelli lunghi e ricci, i jeans e le scarpe rosa che luccicano.
La stampante si apre con un clic. La bambina androide spalanca gli occhi e si mette seduta; si guarda intorno smarrita, ma quando vede l’ingegner Geppe, sorride e dice: “Ciao papa!”.
L’uomo non crede alle sue orecchie, ai suoi occhi. E’ felice e confuso allo stesso tempo.
La piccola si alza in piedi e con un salto è fuori dalla stampante, ma… si rompe una caviglia e perde un piede!
“Oh, no!” dice Geppe preoccupato, “aspetta che ti aggiusto…”.
Lei non ci fa caso, saltella sull’unico piede rimasto fino allo schermo olografico ancora aperto.
“Che bello! Cos’è, papà? Posso giocarci?”
“Nooo! Ferma!”.
Ma è troppo tardi. Si accendono spie luminose e sonore ovunque. Poi… tutto si spegne: il laboratorio cala nell’oscurità e nel silenzio.
“Papà!” chiama la bambina robot, “dove sei? Ho paura”.
“Sono qui” risponde Geppe, avvicinandosi per abbracciarla.
Ora la piccola sta bene, e ancora si guarda intorno. La finestra è aperta.
“Papà? Quello cos’è?”
“Il cielo” risponde Geppe, mentre le riattacca il piede.
“E quella cosa bianca là in cima?”
“La luna”.
“Mi piace la luna, andiamo fuori a vederla meglio?”
“Sì, ma prima dobbiamo fare una cosa”.
“Cosa papà?
“Devo darti un nome, il nome è importante, Rob…bella, ti piace: Robella?”
“Sì, molto”.
Come continua la storia? Che avventure vivrà Robella, uscita dal laboratorio?
L’ingegner Geppe abita in un piccolo appartamento vicino al laboratorio, dovrà trasformare lo studio in cameretta per Robella, come te la immagini?
Robella è vivace, combina spesso guai e racconta bugie, ma ogni volta capita una cosa strana, il suo nasino diventa storto, ogni tanto gira a destra, ogni tanto a sinistra!
Robella ha la passione per la tecnologia, un po’ come il suo papà, un po’ perché è un robot e dalla tecnologia ci è nata. Ma chi è la sua mamma?
L’ingegner Geppe per lavoro parla spesso con un’intelligenza artificiale dai capelli azzurri di nome Turchina che ha voce e aspetto di donna. Ogni volta, dietro a lei, nello sfondo c’è una foresta, un lago, montagne.
“Papà è lei la mia mamma?” gli chiede Robella. “Dov’è? Voglio conoscerla”.
Suo padre le spiega che non è possibile, ma Robella non gli crede e, un giorno, invece di recarsi a scuola, scappa di casa.
Iniziano così il suo lungo viaggio e le sue molte avventure per conoscere il mondo e trovare la sua umanità.
Continuando i parallelismi con la storia di Pinocchio, lascio a te scoprire chi saranno: il terribile Mangiafuoco, il Gatto e la Volpe, Lucignolo, il pescecane, cosa sarà il paese del Balocchi… Buona scrittura e buon divertimento!