C’è sempre una scelta
Esiste una violenza sottile
che non lascia lividi sul corpo
ma profonde ferite nell’anima.
Bianca
Bianca ha tutte le carte in regola per essere felice.
Diciannove anni freschi, freschi; due occhi celesti in un viso di porcellana; una cascata di capelli biondi, sottili e morbidi come seta, e belle mani dalle dita lunghe e affusolate.
Ma, soprattutto, ha un ragazzo stupendo che tutte le invidiano. Stanno insieme da tre anni.
Come abbia fatto Alberto a innamorarsi di lei, Bianca, se lo domanda ancora. Lui avrebbe potuto avere qualsiasi ragazza. È bello, è simpatico, e, all’Università di giurisprudenza a Milano, è tra i primi del suo corso. Sul suo futuro, poi, ha le idee chiare da sempre, lavorerà nello studio notarile della sua famiglia.
Bianca ama la danza. Da un anno insegna alle bambine, e questo le dà molta gioia. Ma ora è tardi, le piccole se ne sono andate. La palestra è vuota, silenziosa e gli specchi sono tutti per lei. Le rimandano l’immagine del suo corpo, esile come un giunco e flessuoso, così aggraziato nei movimenti che riempirebbe la stanza d’armonia anche in assenza di musica.
Bianca preme il tasto dello stereo. Un respiro profondo e… si inizia.
La danza
La coreografia è complicata, per questo la deve provare così tante volte. Con la sua insegnante hanno concordato di presentare alla prova di ammissione una variazione di Tchaikovsky che lei dovrà eseguire in modo perfetto.
Bianca danza, gira, salta e il mondo non esiste più, lei non esiste più. C’è solo la musica e quel vortice meraviglioso di aria, colori, profumo che l’avvolge completamente facendole dimenticare ogni cosa. Un sorriso affiora sulle sue labbra. Si sente felice.
Cade, la caduta è dolorosa, ma lei non ci fa caso. Il dolore fa parte della vita. Le ballerine stringono i denti e vanno avanti. Daccapo. C’è un passaggio che proprio non le riesce e il tempo è poco. Bianca non è soddisfatta.
Danza finché non è esausta. È a pezzi ma una doccia sistemerà tutto.
Le piace l’acqua caldissima che lava via tutto, anche i pensieri.
Vorrebbe sciogliersi in quell’acqua. Scomparire giù per lo scarico e finire chissà dove.
Fuori è buio. Deve essere passato troppo tempo.
Non importa. Sua madre è abituata alle sue assenze. Non dice nulla perché, in qualche modo, Bianca a scuola se la cava e, sì, riuscirà anche a fare quel cavolo di esame di maturità e a uscire finalmente dalla ragioneria, una scuola che più sbagliata di così, per lei, proprio non si poteva.
Lui
L’orologio, Bianca non ce l’ha mai. Dopo averlo dimenticato in giro tante volte, alla fine ci ha rinunciato. Prende il cellulare dalla tasca dello zaino. 7 chiamate, 15 messaggi.Ma… Come? Chi? Bianca non ha amici. Potrebbe essere solo… Un nodo alla gola. Lui.
Che cosa ho sbagliato? Oggi è giovedì. No…Oggi è venerdì.
La sera in cui Alberto torna da Milano. La loro prima sera del week end.
Legge: “Dove sei?”
Il respiro rallenta ma lei non se ne accorge. Digita sulla tastiera: “Scusa, ho fatto confusione con i giorni”, ma, prima di inviare, il cellulare suona.
“Pronto”.
“Ah, finalmente!”
Non sembra arrabbiato, ride. Quel riso nervoso che a lei non piace per niente, un preludio di qualcos’altro.
“Ti sei dimenticata!”
“No”.
“Allora spiegami, perché non sei qui”.
“Scusa”.
“Cos’è successo?”
“Niente”.
“Ma dove hai la testa? Pensavo che ti fosse accaduto qualcosa. Tua madre neanche sa dove sei”.
“Sono… alla scuola di danza”.
“Ancora?”
“Devo fare l’esame…”
“La danza è una cavolata. Vieni qui, ho bisogno di te, mi manchi. Se vieni subito, mi dimentico di tutto. Ho voglia di abbracciarti, ho voglia di…”.
La sua voce diventa dolce e lei desidera solo raggiungerlo. Pensa a quanto è bello e che non lo vede da domenica.
Da soli
In casa non c’è nessuno. I genitori di Alberto sono al lavoro anche se è tardi.
Il divano è morbido. La tv accesa riempie di bagliori la stanza, il volume è abbassato, non la guarda nessuno.
Lui: “Di chi sei?”
“Non sono di nessuno”.
“No, dimmi, di chi sei?”
“Smettila”.
“Dimmi che sei mia”.
“No”.
“Dimmelo”.
“Sono tua”.
La sua bocca è troppo insistente e il suo tocco pesante, fastidioso. Bianca non dice niente e rimane lì con lui. Se non fosse così stanca da desiderare solo di dormire, sarebbe diverso tra loro, sarebbe meglio. Lo guarda e pensa a quanto è bello. Occhi verdi screziati di pagliuzze d’oro che risaltano sul viso abbronzato, la barba rada e morbida; il fisico asciutto, atletico. Ma ecco, lo stomaco brontola, le fa male. Bianca si ricorda di non aver mangiato, non ce n’è stato il tempo.
“Ci facciamo un toast?” chiede.
“No, usciamo, ci aspettano i miei amici al Pub in centro”.
“Sono stanca, Alberto”.
“Tu sei sempre stanca. È la danza. Dovresti smettere e fare qualcosa di più serio”.
“Ma… Alberto, sai quanto mi piace…”
“Potrebbe piacerti anche qualcos’altro. Cerca di uscire bene dalle superiori e iscriviti all’università, piuttosto”.
Ecco, passata la fame! Basta l’ansia a riempirle lo stomaco, ora.
Bianca abbassa lo sguardo, fingendo di concentrarsi sulla camicetta che sta riabbottonando. Non desidera altre discussioni. Sembra che su quel punto non si troveranno mai d’accordo. Lui non capisce.
Ma ora, Alberto è di nuovo gentile. La abbraccia. “Ok, farai la ballerina e diventerai famosissima. Sei così bella… Andiamo, dai! Ci divertiremo questa sera. Ti compro la bruschetta con la rucola e i pomodorini che ti piace tanto”.
Bianca è esausta, fa fatica persino a rimanere in equilibrio, ma… non ha scelta.
“Va bene”. Si aggrappa a lui. A volte non dover scegliere è persino rassicurante.
“Mi divertirò” pensa “Franco ed Elisa sono simpatici e la bruschetta mi piace, magari ne mangio metà”.
Le parole di un’amica
“C’è sempre una scelta” le dice Matilde, raccogliendo i folti capelli scuri in una coda di cavallo.
Bianca è di nuovo alla scuola di danza, l’unico posto che lei senta veramente casa sua. È nello spogliatoio, seduta sulla panca, con le ginocchia strette al petto che aspetta l’arrivo delle bambine. Immagina già il loro allegro vociare, le risate, i bisticci. Ha bisogno di essere contagiata dalla loro spensieratezza.
Matilde la sta fissando, come in attesa di una risposta. Si conoscono ma non si può dire che siano amiche. Bianca sa poco di lei, un pircing sul naso, uno sul labbro, il tatuaggio di un cuore trafitto che emerge dalla scollatura. Insegna nel corso di Hip Hop ed è più grande di lei.
“Non è andata male, alla fine”, le dice.
“Hai fatto di nuovo quello che ha voluto lui”.
“Siamo andati al bar con gli amici, tanto alla tv non facevano niente… è stato meglio così”.
Matilde scuote la testa, poi la guarda negli occhi: “Quanto tempo è che non esci con una tua amica?”
“Non lo so”.
“Andiamo a mangiarci una pizza io e te, questa sera?”
Bianca esita un momento.
“Non posso”.
“Perché?”
“È venerdì”.
“Chiamalo e digli che c’è un cambio di programma”.
“Non posso”.
“Va beh, fa niente, ma stai attenta… non rinunciare a te stessa”.
Bianca subito non capisce quella frase.
Le bambine stanno arrivando. Ecco Maria, Stefania, Lucia…
“Ciao maestra! Ciao maestra!”
Aspettando Alberto
Sono le nove di sera. Bianca sposta le tende per guardare fuori dalla finestra. Tra le macchine che passano monotone ne cerca con lo sguardo una di familiare che si fermi davanti al suo portone. Proseguono tutte. Nel cellulare non ci sono messaggi, su WhatsApp nemmeno. Bianca compone il suo numero che conosce a memoria. Suona libero ma nessuno risponde. Alberto avrà avuto qualche inconveniente, il telefono sarà guasto, forse la macchina… suo padre potrebbe averlo coinvolto in un lavoro dell’ultimo momento. Bianca richiama ma è inutile. Non rimane che aspettare. I suoi genitori sono fuori a cena, sua sorella è da un’amica. La casa è tranquilla e silenziosa. Si sta bene sul divano color crema, tra i soffici cuscini di piuma. Bianca infila uno dei suoi cd preferiti nello stereo e la musica classica si diffonde intorno a lei, aiutandola a non pensare. È già accaduto tante altre volte. Troppo indaffarato, per poterla avvertire. Non importa, nessuno è perfetto. Lui è meraviglioso e Bianca lo ama così tanto…
Momenti insieme
La sera dopo, Bianca ha preparato una cenetta romantica per loro due soli, in taverna. Insalata di tonno con il pesce fresco comprato al banco del mercato. Cucinare non è la sua passione ma Alberto adora quel piatto e Bianca ha pensato di fargli una sorpresa.
Alberto ha ancora i capelli bagnati per la doccia. Infila in bocca una forchettata dietro l’altra senza fare commenti.
“Com’è andata la partita di calcetto?”
“Bene, abbiamo vinto”.
Poi alza lo sguardo verso di lei, esultante.
“Franco ed Elisa ci hanno invitato al mare sabato prossimo, non è meraviglioso?”
Bianca lo guarda seria.
“Che c’è? Hai una faccia da funerale…”
“Al mare? Ho le prove del saggio? Non posso”.
Alberto ha ripreso a mangiare. Lei non riesce più a mettere in bocca neanche una foglia d’insalata.
“Datti malata, che si arrangino. Sarà bellissimo! Il primo bagno della stagione… Io, tu, i nostri amici…”
“Alberto, non posso, per davvero”.
“Ho già confermato”.
“Te l’avevo detto, questa settimana ho le prove, la prossima, il saggio”.
“Sai che ti dico io, invece? Sono stufo di questi saggi. La danza è troppo impegnativa! Nei week end dovresti essere libera, smetti di insegnare, fallo per me. Non ti vedo mai”.
Bianca scuote la testa, non dice niente. Lui le prende il viso fra te mani e le sussurra all’orecchio: “Io ti amo, ti adoro”.
“Anch’io, però… Alberto…”
La verità sull’audizione
C’è un’altra cosa che Bianca deve dirgli. Deve farlo presto. Ormai che le cose si sono messe male, conviene andare fino in fondo. Bianca prosegue con un filo di voce:
“Sai quell’audizione per cui mi sto preparando?”
“Sì?”
“Ecco…”
Mancano solo pochi giorni e se la prendono…
“È per l’ammissione a una scuola di danza”.
“Lo so. A Milano, vero? Così saremo vicini e potremo vederci più spesso”.
“Non è a Milano”.
“Cosa? Tu mi avevi detto…”
“No, tu hai detto e hai creduto…”
“Dov’è?”
“A Londra”.
La rabbia che acceca
La violenza con cui Alberto batte il pugno sul tavolo la fa sobbalzare. Il bicchiere si rovescia e macchia la tovaglia di rosso. La sua voce è cambiata, è densa di rabbia. “Ma sei impazzita?! Quanto tempo?!”
“Un anno… due, forse…”
“Un anno senza vederti? È così che mi ami?!”
Ora lui urla contro di lei. Bianca vorrebbe tapparsi le orecchie. Ha già sentito altre volte quei discorsi. Lui incolpa la danza. “Che ti aspetti? Non ce la fa nessuno! E se ti sloghi una caviglia, sei finita”.
Lei vorrebbe rispondergli che danzare è la sua vita, spiegargli quanta soddisfazione e quanta gioia le dà. Ma lui è fuori di sé, non la ascolterebbe. Così Bianca rimane zitta, gli occhi gonfi di lacrime che le appannano la vista, un nodo in gola, la nausea che sale dallo stomaco e un solo desiderio: scappare.
Per la prima volta si rende conto di avere paura di lui.
È una cosa molto brutta. Non si può avere paura di chi si ama.
Alberto ha colpito il piatto con un pugno, l’ha rotto e si è tagliato. Il suo sangue si confonde con il vino, allargando la macchia sulla tovaglia.
“È colpa tua! Guarda che cosa mi hai fatto fare! E adesso? Vai a prendere qualcosa… per medicarmi”.
Il kit del pronto soccorso è di sopra. Bianca è sollevata nel potersi allontanare.
Quando torna con il disinfettante e le bende, lui è di nuovo tranquillo, è tornato quello di sempre.
“Scusa, non so che cosa mi sia preso. Non volevo. Il piatto…”
“Non importa per il piatto”.
“Per l’audizione, ripensaci. Falla a Milano. C’è una scuola importante, ne ho sentito parlare bene. Potremmo vederci di più”.
“Alberto…”
“Va bene, prova a Londra”.
Ma la smorfia sul suo visto rivela la sua disapprovazione.
“Sono brava, sai”.
“Lo so, non volevo dire questo. Non parliamone più. Vieni qui, voglio darti un bacio”.
Ma lei non ha nessuna voglia di baciarlo, non dopo quello che è appena successo. Bianca desidera solo vederlo uscire dalla porta. Qualcosa è cambiato.
Più tardi
Più tardi, sdraiata sul suo letto, il sonno che tarda ad arrivare, Bianca indugia su nuovi pensieri. Chi ama desidera la tua felicità. Chi ama vuole che tu sia pienamente te stessa. Chi ama ti lascia libera. Chi ama non dà con lo scopo di ricevere, ma per la gioia di dare.
Questo è l’amore che desidera Bianca. E, solo pensandolo, un sorriso spontaneo sorge sulle sue labbra.
Bianca farà l’audizione ed entrerà all’Accademia di Londra. Bianca uscirà a mangiare quella pizza con Matilde e molte altre cose cambieranno nella sua vita.
Questo mio racconto è tratto dal libro Chiamarlo amore non si può